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Varanasi – La città della luce

Le città ti entrano dentro attraverso i sensi. A volte è la bellezza di ciò che vedi ad abbagliarti. In altri casi sono i rumori assordanti del traffico nell’ora di punta, che ti prendono e ti svegliano come schiaffi in faccia. Oppure sono gli odori forti di un mercato, all’alba, che salgono a pungerti le narici guidandoti in un mare disordinato di bancarelle. Poi c’è quello che tocchi, sia esso un muro che nelle sue crepe porta secoli di storia, o un pavimento lucido, che ha visto ricche signore danzarci sopra.

Varanasi è tutto questo. Varanasi prende i tuoi sensi e li rende spugne, spugne che ne escono imbevute di vita al punto da credere che il resto del mondo sia soltanto un soffio, mentre quella città è un grido.

Varanasi è il centro dell’Induismo, l’essenza stessa dell’India. Un milione di pellegrini la visita ogni anno e si crede che, chiunque muoia nel territorio compreso all’interno della Panch Koshi Road, una strada a Nord del fiume Varuna, passi direttamente al regno dei cieli, liberandosi dal ciclo delle rinascite.

Tutta la vita della città sembra scorrere con la stessa placida costanza del fiume che l’attraversa. Lungo le gradinate dei Ghat si incrociano vita e morte, povertà e ricchezza, infinita spiritualità.

Si viene qui per pregare e riposare, per vivere e morire allo stesso tempo, giorno dopo giorno. Nelle immagini scattate da Balboni il fiume c’è sempre, anche quando non compare. C’è negli sguardi profondi di certe donne anziane. C’è nei sorrisi dei bambini e nelle barbe incolte degli asceti. C’è tra le rughe profonde dei sacerdoti e nelle mani di chiede la carità.Il fiume c’è sempre, tra la vita e la morte, a Varanasi.

Corrado Peli

Scrittore

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